“Classic Rock… Today!” di Paolo Tolu. Puntata #13

“Classic Rock… Today!” di Paolo Tolu. Puntata #13. Le proposte recenti in arrivo dalle multiformi contaminazioni del rock: hard e prog, psyco e garage, blues e folk… Turn it up!!! Su Spotify.

Siamo entrati nel secondo anno di collaborazione. Paolo Tolu ogni mese ci propone i suoi 15 da non perdere e per noi è un contributo che impreziosisce il progetto Doubleslider. Lo scorso mese le playlist di Paolo sono state notate e ascoltate in USA, Canada, Brasile, Australia, Regno Unito, Irlanda, Germania e Italia. Questo mese si sono aggiunti Polonia e Cina. Paolo sceglie musica con lo stesso stile con cui preparava le sue “scalette” per la mitica Radio West (visitate il sito). Anche questa volta ce ne staremo incollati ai nostri diffusori di nuova generazione per un’ora con il fiato sospeso. “Classic Rock… Today!” di Paolo Tolu. Puntata #13. Su Spotify.

Lasciamo tastiera e consolle a Paolo Tolu per illustrarvi la sua playlist del mese.

Paolo Benvegnù da quasi trent’anni è una delle menti creative della scena indipendente italiana. Ha superato le negatività del covid (l’ultimo album di inediti è uscito giusto il 6 marzo 2020) prima con una raccolta di rivisitazioni di suoi vecchi brani, ora con un secondo capitolo dedicato alle cover. Dà un’impronta personale ai brani, ma senza stravolgerli, quasi a non voler intaccare la magia degli originali. Piuttosto dei best-seller stranoti di Tears for Fears, Psychedelic Furs o Roxy Music, trovo più stimolante cercare emozioni tra tante perle più nascoste, come questo singolo di Peter Murphy (Bauhaus), scovato nella sua produzione relativamente recente (2011).
Paolo Benvegnù – I Spit Roses (maggio 2022)

Rock americano di piacevole ascolto, quello dei Band of Horses, originari di una Seattle senza grunge e trasferiti da tempo nel North Carolina. Per loro sei album in una quindicina di anni, con qualche soddisfazione da top 10 e 20 negli States e apprezzamenti anche in Europa. Molto gettonati nelle colonne sonore di serial e videogiochi (FIFA 13, Guitar Hero 5…) e serial (da noi quella di ZeroCalcare dell’anno scorso).
Band of Horses – Lights (4 marzo 2022)

Andy Bell è un luminoso comprimario del rock, avendo alle spalle un decennio da bassista degli Oasis (1999-2009) e un’appendice come chitarrista anche dei loro eredi, i Beady Eye di Liam Gallagher (2009-14), senza calcolare, prima e dopo, buone posizioni nelle classifiche britanniche coi suoi Ride. Negli ultimi tempi ha trovato spazio anche per un suo percorso solista e all’inizio dell’anno ha sfornato un mastodontico album (un doppio vinile di quasi 80 minuti), in cui riordina le tante idee messe da parte prima e durante il lockdown. 
Andy Bell – Riverside (28 gennaio 2022)

Un nome d’arte un po’ così, quello del giovane padovano Mivergogno (del resto come Daniele sarebbe passato forse inosservato). È al suo secondo album, espressione di un cantautorato ribelloide e acerbo, sull’onda lunga del Vasco dei primi anni (e il titolo del brano che ho scelto già qualcosa dice). L’album era stato anticipato da un singolo dedicato all’allenatore di calcio Mazzone, ma nulla di che, meglio questa.
Mivergogno – Checcenefrega (13 maggio 2022)

Cloakroom, dall’Indiana (nord-est degli States), dopo un decennio di lavoro arrivano al terzo album, un concept dedicato alle strane vicende di un minatore di asteroidi. Un gruppo dalle sonorità difficili, tra shoegaze distorto o emopunk rumoroso, ma ci sono anche delle finestre più accomodanti, come questo brano dalla melodia inaspettatamente gilmouriana.
Cloakroom – Doubts (28 gennaio 2022)

A volte le cose migliori nascono in leggerezza, senza pretese. Neal Morse (già propulsore di Spock’s Beard e Transatlantic) nel lockdown si è gingillato con la chitarra acustica e non riuscendo a collocare questa produzione nei suoi tanti progetti, ha coinvolto il vecchio compagno d’avventure Nick D’Virgilio e il nuovo amico Ross Jennings (cantante del gruppo progmetal Haken, attualmente in tour). I tre sembrano dei novelli Crosby, Stills & Nash, seduti intorno al fuoco intenti a tessere armonie vocali, ridendo e scherzando. E invece ognuno di loro ha registrato la sua parte in perfetta solitudine.
D’Virgilio/Morse/Jennings – Everything I Am (25 febbraio 2022)

Gli Alestorm sono una band folk-metal scozzese. Particolarmente apprezzati in area tedesca, hanno avuto qualche buon riscontro anche nelle classifiche specializzate d’oltreoceano. Brindano festosi da un quindicennio, con un ottavo album in arrivo a fine giugno. In questo brano, per rendere l’idea, sembra di sentire i Pogues in versione ancora più tosta.
Alestorm – P.A.R.T.Y. (4 maggio 2002)

Ha già superato i settant’anni, Scott Ellison, ma di energia ne ha ancora da vendere, se dobbiamo giudicare da come canta e da come suona la chitarra. Nel suo palmarès, un’antica stagione al fianco di Clarence “Gatemouth” Brown, poi negli anni ’90 l’apertura di concerti di gente importante, infine una dozzina di album a suo nome. Qui si balla, ma con passi d’altri tempi, sotto lo sguardo benevolo di Joe Cocker.
Scott Ellison – Where Do You Go When You Leave (14 gennaio 2022)

Misty Blues, dal Massachusetts, hanno inanellato già undici album, sempre molto curati nella loro grafica artistica. La tavolozza del loro blues si arricchisce delle tante altre sfumature della musica nera, dal jazz, al funk, al soul. Suona un gruppo di bianchi, ma canta l’unico elemento di colore, Gina Coleman, donna dalla voce grave e potente, ma a perfetto agio anche imbracciando la sua chitarra dalla forma rettangolare, in stile Bo Diddley.
Misty Blues – Birch Tree (28 gennaio 2022)

Negli anni ’80 ci hanno davvero fatto sognare i Dream Syndicate, alfieri di quel Paisley Underground di Los Angeles, neopsichedelia in salsa velvetiana. Il leader Steve Wynn si è concentrato a lungo sulla sua carriera solista, ma dopo un sonno lungo tre decenni ha recuperato l’antica denominazione, per di più con un’attività discografica abbastanza intensa. Questo brano anticipa il quarto album del nuovo corso. 
The Dream Syndicate – Every Time You Come Around (31 maggio 2022)

Le londinesi Krush Puppies sono solo all’EP di esordio, coronamento di qualche anno di attività e un paio di singoli. Suonano un garage non aggressivo, melodico. Nonostante non faccia parte dei singoli, dei quattro brani dell’EP questo è di gran lunga il migliore: inizia con qualche suggestione morriconiana e finisce quasi in acido.
Krush Puppies – Everybody’s Wants to Be a Cowboy (6 maggio 2022)

Sono solo all’inizio dell’avventura i norvegesi Lazy Queen: il primo album risale all’anno scorso, un EP con quattro brani a marzo. Per qualche tempo sono stati pendolari del punk tra New York e Oslo, dove ormai sembrano stabilizzati. Ad una musica orecchiabile e apparentemente scanzonata fanno da contraltare testi meno inclini alla solarità.
Lazy Queen – Detached, Together (18 marzo 2022)

Gli Sleap-e avevano esordito già quattro anni fa con un EP autoprodotto. Al centro del progetto la giovanissima bolognese Asia Martina Morabito, a 22 anni già capace di proporre una musica matura e suadente, impreziosita da una sezione fiati. Compone i brani, suona la chitarra, canta con una vocalità che ricorda la Edie Brickell di qualche decennio fa. Anche in questo caso ai primi due singoli ho preferito cercare altrove nella scaletta, pescando un brano dalle atmosfere a lunghi tratti brasiliane. Ha l’unico difetto di terminare di botto.
Sleap-e – Cherub (13 maggio 2022)

Che il cognome (d’arte) non faccia venire strane idee: Cate Le Bon è una cantautrice gallese sofisticata che non sa che farsene delle sonorità imperanti. Dalla sua penombra commerciale pubblica tessuti musicali sempre estranei alla banalità, rimanendo per ora confinati nelle posizioni marginali delle classifiche. Il sesto album, uscito a inizio febbraio, è dedicato a Pompei, anticipato in autunno da questo singolo.
Cate Le Bon – Moderation (18 novembre 2021)

I finlandesi Amorphis propongono metal da 30 anni, quasi senza un attimo di respiro: 14 album, con variabili dosaggi delle principali contaminazioni del genere (folk, death, prog). Nell’album recente il cantato growl è ancora abbastanza presente, ma con due eccezioni: la ballatona finale (“My Name Is Night”), suggestiva ma fin troppo morbida, e la title track qui proposta, dov’è ridotto ai minimi termini.
Amorphis – Halo (11 febbraio 2022)

“Classic Rock… Today!” di Paolo Tolu. Puntata #13

Lascia un commento

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...