
Come ha scritto online Paolo Giordano sul sito de Il Giornale venerdì scorso, il nuovo album del Boss “non suona esattamente come un disco di cover, suona più che altro come un nuovo disco di Bruce Springsteen, perché il suo rock è sempre stato vicino ai cromosomi del soul anche quando camminava a bordo di due chitarre e una batteria da far tremare i polsi”. E così, questa volta Bruce Springsteen è diventato il “Boss del soul”. Il soul di Motown e Stax fanno parte degli ascolti giovanili di Springsteen, il soul era dappertutto, anche nel repertorio delle prime band di Bruce, quando per suonare in un locale il venerdì sera dovevi saper fare almeno “Mustang Sally” e “Soul Man”. Come Springsteen ha raccontato a Massimo Cotto su Virgin Radio, “ho studiato questi dischi in tutti i modi quando ero un teenager e li ho suonati spesso”. Qui nello studio di Doubleslider, da venerdì mattina a questo pomeriggio, “Only the Strong Survive” di Bruce Sprinsteen ha continuato a girare almeno una volta al giorno: un disco scorrevole, sincero, suonato e cantato con profondo amore, forse con un sentimento di tenerezza, ricordando quel teenager che poi divenne il Boss. Bruce Springsteen fa quello che vuole, quello che gli piace…e lo fa bene! La recensione di Paolo Giordano si conclude con un sorriso: “Insomma per dirla tutta, questo disco serve più a Springsteen che al soul. Lui fa i conti con un pezzo del proprio passato, ed è sostanzialmente un glorioso ultrasettantenne che torna a sentirsi per un’oretta come quand’era un pivellino. Invece il soul poteva farne a meno, ma di certo non si offende: meglio essere omaggiato da Springsteen armato di nostalgia, che saccheggiato da qualche rapper armato solo della carta platino”. Bruce Springsteen: “Turn Back the Hands of Time”. Presente nella playlist “Doubleslider Nov2022 Step 2” su Spotify.
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